Introduzione del libro
“Attese inquietanti ”
di Anna Rodiani Raffo
Prefazione di
Alessandra Cesselon
Le donne di Anna Rodiani Raffo sono donne in
attesa, donne che cercano qualcosa in se stesse e nel mondo, un
universo di volta in volta particolare, a misura della loro
inquietudine.
Questi racconti consentono varie
chiavi di lettura, una più evidente in cui il racconto si snoda
piano con una vicenda che ci appare come una calma onda fluente,
poi l’onda si ritira per lasciare sull’arenile della coscienza e
delle pagine del testo, una serie di oggetti della memoria che
rappresentano la vera identità della scrittrice.
Ready-made che possiamo identificare
uno ad uno e che divengono il simbolo dell’esistenza di tante
donne.
Viaggi e permanenze, incontri e
passeggiate, amore e distacco; ma anche solitudine, speranza e
incertezza del vivere quotidiano dal quale trarre comunque e in
ogni caso un insegnamento.
Nelle pagine di Anna Rodiani Raffo è quasi
sempre coinvolta una figura maschile spesso sfuggente o
inquietante, ma non sono mai gli uomini i veri protagonisti dei
racconti.
Le donne con la loro maniera di rapportansi con la
realtà sono le uniche protagoniste; più o meno in grado di
utilizzare una modalità oggettiva o traslata dalla fantasia ma
sempre e comunque in grado di dirigere da sole l’esistenza.
Sono donne che cercano qualcosa in
se stesse e nel mondo, universi di volta in volta particolari, a
misura della loro inquietudine.
Attraverso la meditazione del sogno
e dello sconfinamento nel surreale riescono ad acquisire quelle “ali di cigno” che
consentono loro di vedere dall’alto la propria e l’altrui
natura.
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Anna Rodiani Raffo
è autrice del libro
“Attese Inquietanti”
ed. Teseo
Presentato recentemente
alla Libreria
Croce di Roma.
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Il romanzo può essere richiesto direttamente all’autrice:
Scrivimi |
Introduzione di
Renata Asquer
Storie comuni, metropolitane, d’attesa, questi racconti
di Anna Rodiani Raffo. Accade sempre (che il luogo sia
Roma o Londra o Istanbul o qualche altra città) di
rimanere in bilico sopra un abisso di sospetti e paure,
affascinati dalla discesa ma frenati, allo stesso tempo,
da un vago senso di vertigine.
Spesso un’ombra inquietante s’allunga quindi sul cammino
dei personaggi; tuttavia, man mano che si prosegue essa
svanisce come quando - passata una notte sospesa ad un
terrore senza nome che ci ha fatto sudare freddo -
arriva la luce del giorno a spazzare via tutti i
fantasmi.
Alla fine ciò che si attende, in genere, non accade e il
mistero sbiadisce, prosciugato dalla banalità del
quotidiano. Si resta svuotati, per un po’ senza
identità, regalata tutta a quel breve sogno d’attesa. Ci
sono situazioni a metà tra realtà e immaginazione che
via via risalgono la corrente per riportarsi sui binari
della normalità, dove tutto torna tranquillo e
rassicurante; in altre, invece, da una situazione
prosaica si parte per arrivare poi alla stranezza. «Ma
allora – si chiede la protagonista di Una notte
particolare – se uno stesso posto può diventare
nel breve volgere di poche ore così pauroso e poi di
nuovo rassicurante, qual è in verità la sua immagine
reale?».
L’io narrante (in tutte le storie, al femminile) si deve
rendere conto, prima o poi, che al cambiamento
repentino, “inesplicabile e pauroso”, tocca fare
l’abitudine, anche e soprattutto per quanto riguarda la
natura umana. Ed è questo il leit motiv che lega tutti i
racconti dell’autrice e cioè l’attesa, non come semplice
inquietudine verso l’ignoto, ma come aspettativa di
qualcosa che arrivi a sconvolgere situazioni o persone,
dalle loro radici, trasformandole, anche solo per breve
tempo, nell’identico contrario.
È
l’altrove, l’eterna utopia, che la protagonista dei
racconti attende con ansia in varia misura per
oltrepassare la linea d’ombra, i confini dell’usuale
delle cose familiari e tranquille.
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